I MECCANISMI DI DIFESA PSICHICI
Quando parliamo di meccanismi di difesa facciamo riferimento ad un termine psicoanalitico che individua i processi dinamici e inconsci mossi dall’io per fronteggiare le richieste libidiche o le esperienze pulsionali che scaturiscono dal conflitto psichico, e che l’Io non riesce ad affrontare in modo diretto.
Questi processi psichici sono messi in atto dall’individuo, più o meno automaticamente, quando si presentano delle situazioni stressanti, e per tenere in equilibrio i conflitti generati dallo scontro tra bisogni, impulsi e desideri da una parte e dalle proibizioni interne e/o condizioni della realtà dall’altra.
Nella vita quotidiana è normale fare ricorso a delle strategie difensive, e spesso si tende a privilegiarne alcune invece che altre, ovviamente questo dipende dalle caratteristiche di base della personalità: infatti l’individuo ostile e diffidente, che tende a vedere ovunque complotti ai suoi danni, ricorre a meccanismi di difesa come la proiezione; invece l’invidioso che sottolinea sempre gli aspetti negativi dell’altro utilizza la svalutazione.
Ovviamente per permettere che si verifichi un benessere psichico in toto è necessario che l’Io possa funzionare in modo armonico ed economico. Per riuscire a comprendere a fondo il concetto di meccanismo di difesa è necessario far riferimento al modello strutturale proposto da Freud.
Nel modello strutturale si possono riconoscere tre istanze psichiche: Es, Io, SuperIo.
L’Es è un “calderone in ebollizione” di energie grezze, non strutturate, istintuali;
L’Io comprende una serie di funzioni regolatrici che hanno il compito di tenere sotto controllo le pulsioni dell’Es; è in parte conscio ma per quanto attiene ai meccanismi di difesa è inconscio. Le difese inconsce dell’Io non guadagnano nulla nell’essere scoperte e rivelate; la loro presenza discreta, invisibile nella vita psichica dell’individuo è perfettamente accettata (ego-sintonica) anzi rappresentano un elemento centrale nell’organizzazione della personalità.
Il SuperIo è una serie di valori morali e atteggiamenti autocritici organizzatisi intorno alle immagini genitoriali interiorizzate.
L’Io con l’aiuto delle presenze genitoriali interiorizzate nel SuperIo, mantiene rimossi e regola gli istinti primitivi dell’Es per conservare la sicurezza nel mondo degli altri. Il risultato è un mondo psichico per lo più ignoto a sé stesso fin quando le pulsioni sessuali e aggressive, da cui ci si è difesi, non cominciano a premere e a creare i sintomi nevrotici: “il ritorno del rimosso”. La nevrosi è l’esito di un compromesso che viene raggiunto inconsciamente dai tre elementi complementari e antagonisti allo stesso tempo. L’Io elabora una strategia che consenta una certa quota di gratificazione pulsionale, ma la incanala attraverso un sistema complesso di accorte difese. L’Io camuffa l’aspetto delle pulsioni dell’Es in modo da evitare la censura sociale e allo stesso tempo mantenere le pulsioni sotto un attento controllo.
I meccanismi di difesa sono funzioni dell’Io del soggetto destinate a proteggerlo dalle richieste istintuali eccessive dell’ES o da un’esperienza pulsionale troppo intensa percepita come pericolo. I meccanismi di difesa si formano nel corso dell’infanzia quando si presenta una minaccia proveniente dal mondo interno e più raramente dalla realtà esterna. Al fine di tenere lontano dalla consapevolezza impulsi sessuali e aggressivi il soggetto utilizza strategie appropriate funzionali all’evitamento dell’ansia, o più propriamente dell’angoscia (“Angst”), altrimenti indotta dall’emergere di impulsi incompatibili con la realtà.
Tali meccanismi costituiscono delle operazioni di protezione messe in gioco dall’Io per garantirsi la propria sicurezza. Avendo un’importante funzione di adattamento, entrano in gioco anche in condizioni normali, andando così ad influenzare in modo determinante il carattere e, di conseguenza, il comportamento di ciascun individuo. Per Freud, la sostanza della personalità è fatta di pulsioni e difese
I meccanismi difensivi operano a un livello automatico e inconscio; raramente svolgono la loro azione separatamente, presentandosi solitamente in maniera combinata, al fine di escludere dalla consapevolezza ciò che risulta inaccettabile, angoscioso, traumatico.
Spesso anche nel linguaggio comune si tende a pensare che le difese sono qualcosa di negativo, che serve a difendersi a scapito dell’affettività e delle relazioni con gli altri. Differentemente, i meccanismi di difesa diventano patologici solo quando acquistano un carattere estremamente rigido, inefficace e non variegato, compromettendo così la flessbilità, l’armonia e l’adattamento del funzionamento mentale.
Essi sono piuttosto strutturanti la personalità del soggetto e di conseguenza necessari per uno sviluppo sano.
I meccanismi di difesa costituiscono l’insieme delle tecniche di cui l’Io si serve nei suoi conflitti sfocianti eventualmente nella nevrosi; la rimozione è solo un particolare meccanismo di difesa. Si tratta quindi di un vero e proprio sistema di lavoro, organizzato e organizzante la personalità dell’individuo.
Tra le motivazioni e i pericoli da cui l’Io si difende:
– Paura della forza degli istinti, a volte l’Io mette in atto meccanismi di difesa perché sente gli istinti, le pulsioni, troppo potenti o perché sente di non potersi fidare o della propria capacità di gestirli o dell’aiuto del Super-Io.
– Angoscia proveniente da pericoli e minacce esterne, dagli oggetti della realtà.
– Angoscia morale nei riguardi del Super-Io.
– Pericoli legati alle esigenze e ai bisogni di sintesi dell’io quando c’è un conflitto tra tendenze opposte, quali omosessualità e eterosessualità, attività e passività.
Da ciò si ricava che i meccanismi di difesa agiscono non solo nei riguardi degli istinti ma anche degli affetti.
Per quanto concerne il rapporto meccanismi di difesa-malattia va fatta un’importante distinzione tra difese cosiddette primitive, primarie, e difese evolute, secondarie (intendendo primarie e secondarie in senso evolutivo e non in base all’importanza).
Le prime sono quelle che si formano nei primi anni di vita del bambino, sono generalizzanti e totalizzanti in quanto il bambino è “indifeso” nei confronti della realtà interna ed esterna, e per questo è costretto a ricorrere a meccanismi di maggior potere protettivo, che agiscono in maniera globale, andando a limitare enormemente la struttura del soggetto. Tale utilizzo è assolutamente naturale, fisiologico e necessario nei primi anni di vita, ma anche successivamente si possono incontrare in chiave riparativa e funzionale. Si pensi alla situazione del lutto, in cui viene operata una scissione tra buono e cattivo relativamente al prima e dopo la perdita del proprio caro che serve a superare ed elaborare il dolore. Solo il ricorso massiccio ed esclusivo a questi meccanismi può compromettere significativamente l’Io del soggetto e il suo rapporto con la realtà. Tra questi vi sono: scissione dell’oggetto, negazione della realtà psichica, identificazione proiettiva.
Le seconde più evolute si formano a partire dalla fase di latenza (intorno ai sei anni) con l’avvento della rimozione che conduce nell’oblio i primi anni di vita del bambino. Queste sono indicative di una maturità raggiunta dal soggetto, in quanto nel loro compito difensivo vanno a limitare solo una piccola parte dell’Io sia nei riguardi della realtà che della sua identità. Anche in questo caso, l’uso eccessivo solo di alcuni meccanismi di difesa rischia di distorcere la realtà e impoverire l’Io. Oltre alla rimozione, tra di essi vi sono sublimazione,formazione reattiva, isolamento, razionalizzazione.
Con questa distinzione viene superata la prima posizione adottata da Freud, in base alla quale vi sarebbe una corrispondenza tra qualità della malattia nevrotica e qualità della difesa. La valutazione della malattia dipende dalla quantità e dalla flessibilità/rigidità dei meccanismi e non semplicemente, banalmente dal tipo.
Le princièpali difese sono:
Rimozione: esclusione dalla coscienza di rappresentazioni, desideri, fantasie o sentimenti inaccettabili connessi a una pulsione il cui soddisfacimento sarebbe in contrasto con altre esigenze psichiche e giudicato pericoloso. Svolge la sua azione sia escludendo dalla consapevolezza ciò che è già stato sperimentato a livello conscio, sia esercitando un controllo su idee e sentimenti prima che questi raggiungano la consapevolezza. E’ un meccanismo evoluto, nato dalla risoluzione edipica e dalla costituzione del Super-Io (rimozione primaria), che presuppone la presenza di un mondo rappresentazionale e simbolico. La rimozione può verificarsi in qualsiasi momento della vita e non implica necessariamente un esito patologico, anzi è funzionale alla semplificazione della nostra vita quotidiana. La rimozione è il meccanismo basilare delle nevrosi poiché dal suo fallimento e dalla sua sostituzione parziale con altre difese evolute dipende la formazione delle varie malattie nevrotiche.
Regressione: difesa da un’angoscia attuale mediante tecniche di gratificazione che appartengono ad uno stadio psichico precedente o infantile. Ritorno a un livello di sviluppo e di funzionamento mentale più antico e primitivo. Tale processo è strettamente legato all’ipotesi che nel corso dello sviluppo psicologico l’individuo passi attraverso una serie di fasi, ciascuna con le proprie e specifiche caratteristiche istintuali, egoiche e superegoiche. La regressione è solitamente considerata sotto due punti di vista. La regressione libidica consiste nel ritiro a una fase precedente di organizzazione istintuale (fissazione) e si verifica quando l’individuo non è in grado di affrontare un normale e biologico salto maturazionale. La regressione dell’Io è il ritorno a modalità di funzionamento mentale tipiche di un periodo precedente. Le cause della regressione sono molteplici, ma tutte legate a delle pressioni interne ed esterne: momenti di difficoltà, sentimenti spiacevoli (ansia, colpa, frustrazione), eventi di natura fisica (malattia, stress). Il ritorno simbolico a periodi in cui ci sono state esperienze piacevoli e soddisfacenti permette al soggetto di evitare la situazione critica. La regressione è essenziale anche nel trattamento psicoanalitico poiché consente di ritornare alle fasi più primitive dello sviluppo per rivivere e conseguentemente elaborare i conflitti non risolti nella relazione transferale con l’analista.
Formazione reattiva: trasformazione di un desiderio o impulso inaccettabile nel suo opposto. Questo meccanismo si sviluppa a partire dal periodo di latenza per neutralizzare gli impulsi aggressivi o libidici. Essa è parte integrante dell’organizzazione del carattere dell’individuo. Diventa patologica quando si presenta in forma rigida ed esclusiva, accompagnata da sofferenza nel caso in cui non si riesce a mettere in atto i comportamenti reattivi. Ad esempio, le esigenze di pulizia eccessive sono una formazione reattiva dal desiderio massiccio di sporcare.
Isolamento dell’affetto: separazione del pensiero o dell’esperienza sgradevole dalla sua carica affettiva. Un ricordo traumatico può essere facilmente richiamato alla mente ma è privato dei sentimenti concomitanti eccessivamente intensi. L’isolamento priva il pensiero della sua forza motivazionale e quindi dello scopo: le idee sembrano estranee, l’azione si oppone e il senso di colpa può essere tenuta a bada. La rappresentazione rimane cosciente, seppur disturbante, poiché è privata di ogni connessione emotivamente carica. L’isolamento può verificarsi in condizioni normali quando alcuni contenuti ideativi (morte, sessualità, aggressività) sono talmente angosciosi e angoscianti da obbligare il soggetto a prendere una distanza affettiva. Nella patologia, tale meccanismo si ritrova in particolare nella nevrosi ossessiva.
Annullamento retroattivo: annullamento di pensieri, parole, gesti o azioni mettendo in atto comportamenti e pensieri dal significato opposto, con valore espiatorio. Processo attivo consistente nel compiere un’azione, gesto o rituale per cancellare magicamente atti o pensieri sentiti come inaccettabili in quanto legati a rappresentazioni disturbanti. Alla base vi è il pensiero magico, in un’azione simbolica viene agita per capovolgere o cancellare un pensiero o un’azione compiuti, come se non fossero mai esistiti o accaduti. L’annullamento è un meccanismo molto regressivo, in quanto come nel bambino piccolo, opera a livello dell’onnipotenza magica del pensiero e dell’azione. Tipico negli atti di scongiuro del superstizioso e caratteristico dei pazienti ossessivo-compulsivi.
Introiezione: processo inconscio attraverso il quale un oggetto esterno viene simbolicamente preso dentro di sé e assimilato come parte di se stessi. Consiste nella assimilazione della rappresentazione dell’oggetto, nella rappresentazione del Sé, rendendo così indistinti e confusi i confini tra la rappresentazione del Sé e dell’oggetto. Di conseguenza il soggetto può avere dubbi circa la propria identità e separatezza. Nel bambino si tratta di un movimento elaborativo ed evolutivo che consiste nel far entrare una quantità sempre maggiore di mondo esterno all’interno dell’apparato psichico. Il bambino fa sue, assimila i suoi genitori con i loro divieti, regole e valori. Differentemente nell’adulto, l’introiezione può dar luogo alla creazione di fantasmi vissuti come esterni al Sé.
Identificazione: processo mentale automatico ed inconscio mediante il quale il soggetto acquisisce caratteristiche proprie di un’altra persona, assume tratti, qualità e aspetti propri di un altro oggetto. Si deve distinguere l’identificazione, che presuppone l’introiezione di aspetti o figure della realtà esterna, dall’imitazione, che non va a costituire tratti di personalità ma si mantiene superficiale. L’identificazione è un meccanismo che accompagna la maturazione e lo sviluppo mentale, aiuta nei processi di apprendimento e nell’acquisizione dei propri interessi e ideali. Inizialmente il bambino si identifica con i genitori, successivamente con altre figure importanti affettivamente. Può avvenire sia con un oggetto perduto che con un oggetto presente e rassicurante, ma perché si possa parlare di identificazione è necessario che l’individuo sappia distinguere tra sé e gli altri, processo di riconoscimento che avviene solitamente nei primi anni di vita.
Proiezione: attribuzione ad altri di un proprio aspetto ritenuto negativo, per cui il soggetto può biasimarlo in altri ritenendosi immune. I propri impulsi e sentimenti inaccettabili sono attribuiti al mondo esterno, e di conseguenza percepiti come appartenenti ad un’altra persona. La proiezione agisce in ogni momento della vita psichica, sia in fasi molto primitive dello sviluppo infantile, sia in fenomeni non patologici (animismo e superstizione). Diventa evidente e patologica quando comporta una perdita dell’esame di realtà come nella paranoia.
Rivolgimento contro se stessi: processo difensivo che non impedisce a pulsioni e impulsi di accedere alla consapevolezza (come fa la rimozione), ma sposta l’oggetto della pulsione dall’esterno all’interno, dall’altro al Sé. Si manifesta in maniera evidente nel masochismo, nella depressione o in forme meno gravi, autolesionismo, facilità agli incidenti. In questo modo, rimangono oscuri al soggetto sia l’identità dell’oggetto a cui era rivolta originariamente la pulsione, sia il sentimento correlato ad esso.
Scissione: separazione dell’oggetto in virtù della sua ambivalenza in modo da poter dirigere sulle parti scisse gli opposti sentimenti che ispira. Processo inconscio che separa attivamente i sentimenti contraddittori, le rappresentazioni di sé e degli oggetti “buone”, costituite sotto l’impulso della libido, da quelle “cattive”, costruite sotto l’impulso dell’aggressività. E’ presente, secondo M.Klein, nell’infanzia durante la posizione schizoparanoide; la scissione permette al lattante di separare il buono dal cattivo, il piacere dal dispiacere, l’amore dall’odio, al fine di preservare le esperienze, gli affetti, le rappresentazioni di sé e degli oggetti positive. E’ in generale considerata la difesa basilare e principale della psicosi, della patologia narcisistica e degli stati limiti e contribuisce massicciamente a compromettere l’esame di realtà.
Sublimazione: spostamento di una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta socialmente accettata e valorizzata. L’energia pulsionale libidica e aggressiva viene neutralizzata e soddisfatta, deviandola verso nuovi scopi o oggetti socialmente e culturalmente più accettabili per l’Io e per il Super-Io. La creatività artistica e intellettuale è un esempio classico di sublimazione. E’ un processo normale e non patologico; l’unico meccanismo difensivo che costituisce solo tratti di personalità sani e integrati. Chiaramente, dei fallimenti in tale processo possono portare allo sviluppo di perversioni, comportamenti psicopatici e o disturbi dell’adattamento.
A questi Anna Freud ne ha aggiunti degli altri che implicano un’interazione tra l’individuo e il mondo.
L’identificazione con l’aggressore: è una delle armi più potenti dell’Io per gestire gli oggetti esterni generatori di angoscia. In questo modo il bambino gestisce la paura e il timore nei riguardi della figura esterna, trasformandosi da colui che viene minacciato in colui che minaccia.
Ascetismo ed intellettualizzazione: tipiche dell’adolescenza, queste difese proteggono dalla paura della forza degli istinti puberali. Nel primo caso, l’adolescente rifiuta di sperimentare i vissuti tipici del periodo e si ritira nel suo mondo interiore. Nel secondo caso si si rifugia in attività intellettuali per esercitare un controllo su contenuti affettivo-istintuali e ridurre così ansia e tensione. Ad esempio le speculazioni filosofiche e religiose degli adolescenti servono proprio al fine di regolare e limitare le intense sensazioni corporee e i profondi conflitti interni. Di per sé non è patologica, ma può diventarlo se conduce a una separazione netta ed invalicabile tra idee e affetti.
In conclusione, i meccanismi di difesa non vanno intesi come qualcosa di patologico a prescindere. Essi sono strutturanti l’identità del soggetto e gli servono per affrontare le difficoltà che incontra attimo dopo attimo. Solo quando il funzionamento diventa pervasivo, rigido e globale c’è il rischio di un’evoluzione patogena. In tali casi, sarà necessario intervenire con il trattamento psicologico per portare in luce i meccanismi difensivi del soggetto e aiutarlo a sostituirli con altri più funzionali, che non significa eliminarli. Senza i meccanismi di difesa l’individuo sarebbe in balia di pulsioni e pericoli e l’unico esito sarebbe l’annientamento.